Iniziata sulla scia delle primavere arabe che avevano interessato Tunisia, Libia, Egitto la guerra in Siria si è ben presto trasformata da una semplice protesta di piazza in un vero e proprio conflitto. I difficili equilibri che coesistono in questa parte del Mediterraneo considerata da sempre la porta dell'Oriente hanno lasciato la comunità internazionale ad osservare la carneficina che si consuma giorno per giorno. Come già successo nel 2011 in Libia, anche in Siria il conflitto è diventata una guerra umanitaria dove i civili diventano le pedine e le principali vittime. La situazione oggi in Siria si presenta come una tragedia umanitaria di proporzioni incontrollabili. Gli ultimi dati diffusi dall'UNHCR parlano 9,3 milioni di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case. Un terzo degli impianti di trattamento delle acque del paese non sono più funzionanti, il 60 per cento dei centri sanitari sono distrutti e circa 3,5 milioni di persone vivono in aree sotto assedio o impossibili da raggiungere con assistenza umanitaria. A questa situazione catastrofica nel paese si aggiunge quella drammatica delle persone che hanno abbandonato la Siria per cercare rifugio nei paesi limitrofi: Turchia, Iraq, Libano e Giordania. Le associazioni umanitarie internazionali non hanno accesso al paese, i campi profughi sono allestiti alla frontiera. Il più grande campo profughi si trova oggi in Giordania e ospita oltre 150.000 persone, Zaatari. In Siria in questo momento mancano ospedali, le scuole sono chiuse da più di 3 anni, si diffondono malattie come la poliomelite e gravi infezioni che si complicano a causa della scarsità di medicinali. La risoluzione ONU del 20 febbraio 2014 ha dichiarato l'apertura dei corridoi umanitari per favorire l'accesso delle agenzie umanitarie che operano a sostegno dei civili. I corridoi non sono stati fino ad ora rispettati. La popolazione è provata da questa situazione e a pagare il prezzo più grande sono sicuramente i bambini che subiscono traumi psicologici continui. I bombardamenti e lo sfaldarsi dell'opposizione in numerosi gruppi armati rendono molto complessa la soluzione del conflitto. La situazione che si è creata in Siria non è più limitata al solo territorio del paese ma si è estesa ai paesi confinanti creando gravi problemi nella gestione dei rifugiati a Turchia, Iraq, Giordania e Libano ma anche a paesi più lontani come l'Egitto dove è notizia di questi giorni la difficile situazione di vita dei siriani fuggiti dalla guerra. Si allungano i percorsi di fuga della popolazione che spera di raggiungere anche paesi lontani. Si incontrano rifugiati siriani anche in Romania, Tunisia, Italia. Il conflitto durerà ancora a lungo, si parla di al meno altri 5 anni di guerra. Una situazione devastante dove i bambini subiscono traumi fisici e psicologici che non guariranno, una popolazione abbandonata dalla Comunità Internazionale che vive lottando per la sopravvivenza, un angolo di mondo dove il male minore in questo momento è morire in un bombardamento.
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