Il 22 novembre si è riunita a Tunisi al Palazzo del Bardo la prima sessione dell’Assemblea Costituente, quell’Assemblea eletta dal popolo, che rappresenta la gente della Tunisia, che dovrebbe scrivere la nuova Costituzione del paese. Le sorprese non sono mancate. I neo eletti sono stati accolti da un gruppo di manifestanti che volevano ribadire il ruolo della Costituente e l’importanza della “poltrona” occupata quale rappresentante del popolo ed emissario delle sue richieste. Le rivendicazioni erano molteplici dall’opposizione al Sesto califfato dichiarato dagli estremisti islamici al desiderio di non schierare lo stato con favoritismi verso alcun paese esterno in particolare Stati Uniti, Francia e Quatar. Già in passato interessi economici personali sono intervenuti nei giochi di potere trasformando una repubblica in un business economico privato del Presidente Ben Ali e le famiglie affiliate.
Tahar Hamila, il piu’ anziano degli eletti, aveva dichiarato aperta la Prima Assemblea Costituente.
Lasciando da parte i numeri e le valutazioni politiche il colpo d’occhio della sala parlava da solo. Se si guardavano separatamente vincitori ed opposizione sembrava di parlare di due paesi differenti, uno islamico e uno occidentale. La differenza era netta e lampante e la grande maggioranza degli eletti di Ennahda dominava la sala. Le inquadrature della telecamera mostravano i due volti del paese, due modi di vita diversi, due modi di vestirsi diversi, due atteggiamenti diversi. Non parliamo solo di velo per le donne ma una sensazione trasmessa al pubblico che riduce ad un’esigua minoranza la parte moderata o comunque di coloro che desiderano una Tunisia piu’ vicina agli stili occidentali. La Tunsia deve aspettarsi ancora molte sorprese e l’opposizione dovrà lavorare molto bene per garantire i diritti dei suoi cittadini, soprattutto quelli delle donne. Ghannouchi esce di scena e lascia il posto agli eletti del suo partito che rispecchia una popolazione che affianca la religione alla loro vita quotidiana. Sono sicuramente scelte personali e assolutamente rispettabili se tenute lontano dalle aule in cui si discutono le leggi che reggeranno un paese. Qui possono coesistere in modo esemplare come è avvenuto fino ad ora, nel totale rispetto reciproco. Bisogna tener conto che molti degli eletti hanno poca dimestichezza con i giochi politici e dovranno imparare presto a difendere le loro idee, quelle per le quali sono stati votati e per le quali rappresentano i cittadini.
In questo momento tutto il paese guarda a Tunisi. Una calma di attesa regna nel paese anche se molti sono pessimisti, timorosi per il loro futuro, per un’economia che ha difficoltà a riprendersi, ad un turismo che ha ridotto alla fame intere regioni. La gente è stanca e non sono pochi che dichiarano di vedere molto nebbioso l’avvenire, è il discorso della maggior parte delle donne che pensano ai loro figli e hanno smesso di illudersi, cercano soluzioni concrete e certezze che ancora stentano ad arrivare. Si pensa alla scuola e a tutti quei messaggi che arrivano sul connubio scuola e religione, agli usi e costumi che possono cambiare cosi’ rapidamente se solo una legge “sbagliata” vienisse approvata da quell’Assemblea Costituente dalla quale chiunque puo’ trarre le sue conclusioni, senza conoscere i personaggi, senza capire l’arabo. Molti sono in attesa, pronti a partire per garantire un futuro alle loro famiglie.
E’ passato un mese e mezzo da quella giornata e la Tunisia ha il suo Presidente, Marzouki, anche lui una di quelle figure che rappresenta la volontà di tagliare con il passato. Appartiene a quel gruppo di pesrsguitati da Ben Ali, ha conosciuto la prigione, la tortura e l’esilio. Pochi sono i passi fatti dalla Costituente fino ad ora. Non ci sono prese di posizione drastiche ma nel paese la nebbia non si è ancora diradata. Continuano gli scioperi che causano disagi a tutti. Non c’è una ripresa economica importante ma piccoli segnali di incertezza che non danno garanzia agli investitori stranieri. Con la Befana sono rientrati anche gli ultimi turisti che avevano deciso di trascorrere le festività qui, da oggi in poi si puo’ solo sperare nel buon senso della gente che si rimbocchi le maniche e riprenda a lavorare per il suo paese.
La Dempcrazia in Tunisia è curiosa. Sembra quasi che sia stata fatta una rivoluzione per dar la possibilità agli estremisti islamici di esprimersi liberamente. Le cose che si notano rispetto ad un anno fa sono i titoli dei libri che si possono trovare nelle librerie. Tantissimi giornali e, sugli scaffali, “Il nostro amico Ben Ali” un libro vietatissimo fino ad un anno fa o “La regina di Cartagine” riferito alla moglie dell’ex Presidente. Oggi la gente sciopera liberamente ed esageratamente, con Ben Ali questo tipo di manifestazioni sarebbero state represse. Un’altra espressione di questa nuova demcrazia sono il niqab e “la barba lunga”. Non sono costumi tipici della Tunisia ma, essendo stati vietati, oggi vengono ancor piu’ praticati. Quando guardi la gente per strada non capisci esattamente dove ti trovi qadroun, niqab, sufseri, jeans, tacchi a spillo e houli, anche se le minigonne sono in netta minoranza rispetto a ragazze con il velo o completamente coperte.
Non credo che i martiri si siano sacrificati per questo. Un anno fa in questi stessi giorni violenti scontri infuocavano le strade della Tunisia, si usciva alle 6:00 del mattino con la speranza che qualche volenteroso panettiere avesse sfidato il coprifuoco per preparare il pane o ci fosse nei negozi qualche cosa di piu’ su quei scaffali vuoti. Oggi aspettiamo 15 giorni per riempire una bombola di gas, le consegne non vengono fatte a causa degli scioperi. Il gas serve per cucinare e per scaldare le case, ironia della sorte quest’anno l’inverno è molto rigido. Mancano alcuni medicinali e altri generi di prima necessità come il latte arrivano a singhiozzo.
Speriamo che il buon senso si diffonda nel paese. Certo è che se i segnali sono quelli che arrivano da Gafsa abbiamo poco da aspettarci. E’ ancora questa regione al centro della cronaca, dove la gente è di nuovo in agiatazione dopo il sacrificio di un uomo di 43 anni che si è bruciato davanti alla sede del Governo, insieme alla Facoltà di Lettere di Tunisi nella cui sede si lotta per poter frequentare i corsi in niqab.
Tra pochi giorni è il 14 gennaio e, se sono reali i messaggi che appaiono su twitter, Ben Ali si sta divertendo a vedere andare in rovina il paese che l’ha cacciato. Membri della sua famiglia festeggiano il Capodanno nei lussuosi Hotel di Doha e, allo stesso tempo, non vinene accettata la richiesta della Tunisia per l’estradizione””e_uj, .
Cosa ci resta da fare, ringraziare che le cose vadano meno peggio che negli altri paesi “rivoluzionari” e confidare nel buon senso della gente che prevalga la volontà di costruire e non quella di distruggere.
Mentre invece - sembra - che la Tunisia si appresti a restituire alla Libia Baghdadi. Io non so ca è meglio. Intendo dire, se ci sono delle accuse un processo di deve fare, ma qui non si tratta di atti criminosi fra cittadini, ma di accuse fra poteri, quello nuovo contro il vecchio. Ci può essere vera equità?
RispondiEliminaNon metto minimamente sullo stesso piano la Tunisia e la Libia come sono oggi, sia chiaro, ma dovendo cercare un principio generale, sono dubbiosa che sia giusta l'estradizione che apre la porta a vendette politiche.