sabato 29 ottobre 2011

La Tunsia dopo le elezioni


La Tunisia ha ricevuto il verdetto definitivo delle elezioni. Ci sono due settimane di tempo per i ricorsi dopo di che il capitolo sarà chiuso. In questi giorni il paese è stato animato da violente manifestazioni che hanno interessato la regione di Sidi Bouzid, la stessa città dalla quale il 17 dicembre del 2010 era scoccata la scintilla che aveva portato poi alla rivoluzione. Le agitazioni di questi giorni, che hanno visto anche la messa in vigore del coprifuoco, sono dovute alle irregolarità attribuite in particolare al partito di Hachemi Hamdi, presidente del movimento "Pétition populaire pou la liberté, la Justice et le développement" e la decisione del ritiro dalla Costituente, primo partito nella regione di Sidi Bouzid. Già da lunedi' la gente è scesa in piazza, si sono visti atti di violenza esagerata con assalto e incendio ad edifici della pubblica amministrazione. Il leader della lista vincitrice, Gannouchi e oggi lo stesso Hamdi hanno incitato alla calma. L'emergenza è rientrata ed il buonsenso ha vinto, "Petition Pouplair" ha ritirato le dimissioni calmando gli aninimi. Oggi grandi pulizie a Sidi Bouzid. Le notizie che sono apparse sui giornali all'estero hanno esagerato e distorto la realtà dei fatti, si continua a sperare che scocchi una nuova rivoluzione o che gli scontri degenerino. E' come se i giornalisti e l'Occidente in generale, stia aspettando l'implosione del paese, che il tanto temuto assalto dei partiti islamici trasformi il Nord Africa in un Iran alle porte di casa nostra. Ci si dimentica che una rivolta popolare è riuscita, a costo di centinaia di vite umane, a ribellarsi e cacciare un dittatore. La gente è vigile ed è pronta a lottare ancora per la libertà,

In Tunisia si discute sui risultati e l'opposizione affila le sue armi. Tutti i rappresentanti dei partiti laici e modernisti partecipano a dibattiti televisivi e radiofonici. Quello che emerge è una visione non da poco. Innanzitutto si critica la campagna elettorale in generale. La gente ha avuto difficoltà a scegliere, non perchè mancassero le proposte, ma perchè i messaggi che sono arrivati dai contendenti sono sostanzialmente errati. Le elezioni svoltesi il 23 avevano lo scopo di eleggere l'Assemblea Costituente. Tutti i partiti si sono profusi in dibattiti e la stesura di programmi prettamente politici, parlando in generale della gestione della Tunsia, nessuno ha parlato della Costituzione in se' e dei suoi articoli, come sarebbero stati modificati, in quale modo si sarebbero preparate le basi della Tunisia dopo Ben Ali
Una certa rassegnazione dilaga tra i partiti che sono stati superati da Ennahda e tra i votanti. La gente è ancora sbalordita, si fanno e rifanno i conti, che puntualmente non tornano. Anche sui numeri ci sono visoni differenti tanto da far credere che la matematica sia diventata veramente un'opinione. Il momento importante per il paese inzia adesso. La volontà dei vincitori è di non toccare gli articoli base e di lasciare massima libertà di espressione, la Tunisia non diventerà, dicono, uno stato islamista, ma si farà chiarezza sulla sua identità religiosa. Nessuna novità in quanto è ben chiaro nella Costituzione in vigore che la Tunsia è un paese in cui la religione è l'Islam. 

In sostanza regna ancora una grande confusione, non sui vincitori, ma su che cosa si sia vinto. Questo paese del Nord Africa  è sempre stato "giudicato" dai paesi arabi per essere il piu' progressista. Al suo interno coesistono diversi credi religiosi, diversi usi e costumi. Ci sono ancora "manipolatori" che cercano di indurre reazioni, anche violente, nella popolazione. Anche qui, si abusa dei mezzi di comunicazione, della libertà di riportare le notizie che troppo spesso vengono mescolate a interpretazioni personali che distorgono la realtà. In Tunisia tutto è ancora troppo nuovo, resta comunque la grande forza e volontà di un popolo di creare un paese forte in cui si possa conviere serenamente. Molti l'hanno capito e non accolgono piu' le provocazioni. 

Gannouchi si spiega su uno diei punti emblematici, ossia l'imposizione del velo alle donne dicendo che portarlo indica la convinzione all'adesione ad un credo religioso, "è meglio avere donne non velate che false velate". Parole si sprecano sugli ebrei, sull'ufficio di contatto con Israele, sulla lingua francese nelle scuole, sui contratti economici con l'occidente, il ruolo degli Stati Uniti nel paese ma sono solo parole, riportate dagli organi di stampa quasi a voler cercare "la notizia" sbordando completamente da quella che è la corretta informazione. Sono giochi pericolosi, soprattutto in un paese in cui fino a nove mesi fa si conviveva la censura, dove you tube era oscurato, dove durante la rivoluzione la TV di stato trasmetteva musica tradizionale, dove durante l'era Ben Ali i giornali e telegiornali non davano mai cattive notizie, dove si sapeva tutto per "sentito dire".

Domenica una signora facendo la fila chiedeva: "Ma chi dobbiamo scegliere come Presidente?" Questa persona, come tante altre, sono state vittime della disinformazione elettorale. Non si puo' parlare di macchinazioni macchiavelliche ma semplicemente inesperienza. La voglia di creare una nuovo paese, il poco tempo a disposizione hanno avuto un ruolo molto importante. I vari partiti politici hanno presentato i loro programmi, mostrando la loro vera identità senza pero' dare la possibilità agli elettori di comprendere correttamente quale fosse l'importanza della Costituzione e che cosa essa fosse.
   
Il primo passo è fatto, è un'esperienza importante comunque psitiva dalla quale bisogna trarre molti insegnamenti il primo dei quali è il ruolo fondamentale dell'opposizione, un'opposizione che deve essere costruttiva, non violenta e, cosa piu' importante, non deve in alcun modo incitare alla violenza, cosa molto di moda nell'ultimo periodo soprattutto utilizzando i social network.

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