venerdì 18 maggio 2012

Una riflessione sulle donne arabe


In questo mondo non si finisce mai di imparare. In questi giorni ho cercato di capire meglio la posizione della donna nella società araba e tunisina in particolare, con delle grosse sorprese. Quando si parla di queste persone si parte da un preconcetto che vuole imporre a questi paesi un'idea di "libertà" della donna all'occidentale, lontano anni luce da quello che poi qui si respira. Ho parlato con donne e ragazze di tutte le età ed estrazioni sociali. Le risposte che mi hanno dato mi hanno molto sorpresa. 



Il tutto è inziato l’anno scorso quando ho aiutato una famiglia di rifugiati libici. Il desiderio di conoscere meglio le loro scelte, i motivi e gli obblighi a cui andavano in contro mi interessava molto, soprattutto perchè portavano il niqab. In Libia vige la poligamia, legale o no, le donne che avevo conosciuto dividevano lo stesso uomo con altre mogli. Non vivevano tutti insieme ma in case diverse, se non in paesi diversi. La difficoltà era di equilibrare la sua presenza nei diversi nuclei familiari. Tra le donne c’era la preferita, quella con cui l’uomo passava piu’ tempo e di conseguenza quella che beneficiava in maggior parte delle sue ricchezze. Le due donne non avevano visto quasi mai loro padre e avevano dovuto imparare ad arrangiarsi anche per sopravvivere.

Nel mondo arabo un buon marito è colui che provvede alle necessità della sua famiglia, della sua donna e dei suoi figli. La sua presenza non è necessaria nell’ambito familiare, i sentimenti sono superflui, tutto è legato ad un puro e semplice fattore economico.
Ho  accettato passivamente questo racconto credendo che la Libia fosse un caso a parte e che un confine geografico cambiasse la mentalità delle persone. 

Negli ultimi giorni il discorso si è ripresentato e ancora una volta ho avuto delle risposte che mi hanno veramente messa in difficoltà. Cerchiamo in continuazione di inserire la libertà della donna secondo un punto di vista occidentale in un paese in cui la mentalità è completaente opposta a tutto quello che si puo’ immaginare. Il mondo arabo non è solo grandi città dove uomini e donne vivono insieme, frequentano locali alla moda. C’è una netta scissione tra il sesso maschile e quello femminile ed ancora tra vita in provincia e vita in città.  Le donne appartengono a diverse categorie a seconda del lavoro che fanno. Una donna che sta in casa e si occupa esclusivamente di quest’ultima “appartiene” al suo uomo, non ha diritto di partecipare alle discussioni e deve accettare passivaente le decisioni. L’influenza aumenta con l’istruzione e il tipo di lavoro o posizione lavorativa che si riesce a raggiungere.
Ascoltare i racconti di queste ragazze che sognano di sposarsi e trovare l’uomo perfetto, quello che le porterà nella loro casa e che darà loro tutto il necessario per vivere mi ha veramente spiazzata. L’amore non ha una sua fisicità ma una semplice traduzione economica. Sono donne forti, complete molto piu’ equilibrate di molte ragazze occidentali.
Donne emancipate che occupano posizioni importanti a sempre legati a due universi distinti quello femminile e quello maschile, due strade che marciano parallelamente a tutti i livelli e che hanno pochi punti d'incontro se non esclusivamente all'interno del nucleo familiare.

Un anno fa la Tunisia era invasa da una marea di rifugiati in fuga dalla guerra in Libia. La Mezzaluna Araba riusciva con la solidarietà del popolo a sfamare una marea umana. L’UNHCR era presente con i suoi mezzi ed una critica veniva fatta in continuazione dai volontari. Queste associazioni internazionali entrano nei paesi in crisi portando con loro dei “protocolli” molto rigidi, rodati piu’ volte in giro per il mondo. Tutti avevano denunciato la mancanza di flessibilità che ha lasciato all’UNHCR un ruolo molto marginale soprpassata di gran lunga dalla solidarietà locale e dai volontari della Mezzaluna Araba.

Forse alla fine è vero il detto “Donne e buoi dei paesi tuoi”. Bisognerebbe pensarci prima di voler esportare modelli di democrazia alla quale noi siamo abituati ma che nulla hanno a che fare con altri paesi con altre mentalità e tradizioni.

1 commento:

  1. Ho sempre asserito, se vogliamo aiutare qualcuno, chiediamoli cosa vuole, non diamogli quello che pensiamo voglia.

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