giovedì 24 marzo 2011


Foto di: Hafedh Chebbi, Ras Jedir marzo 2011

In fuga dalla Libia molti diplomatici e giornalisti sono arrivati oggi al posto di frontiera di Ras Jedir segno evidente del precipitare degli avvenimenti nel paese.

Oltre ad alcune centinaia di rifugiati, molte macchine con targa diplomatica hanno attraversato in tarda mattinata la frontiera. Tra questi l’Ambasciatore della Russia e dell’Indonesia con tutto il corpo diplomatico e consolare oltre ai membri della missione consolare delle Filippine. La loro destinazione l’aeroporto di Djerba per il rimpatrio.

Quattro giornalisti del “New York Times”, il capo ufficio Beyrouth Anthony Shadid, il giornalista Stephen Farrell e due fotografi Tyler Hicks e Lynsey Addario. Questi giornalisti erano stati arrestati dalle forze libiche e poi trasferiti all’ambasciata turca a Tripoli, in seguito liberati grazie all’interveto del Governo della Turchia.

Dai loro racconti emerge una realtà tragica, una guerra di tutti contro tutti, una carneficina.


Circa 2 mila persone hanno cercato rifugio oggi in Tunisia delle più svariate nazionalità: Libia, Sudan, Bangladesh, Egitto, Guinea, Filippine, Gana, India, Vietnam, Irak, Pakistan, Turchia. Tutti sono stati ospitati nel campo di accoglienza di Chucha.

E’ scattata questa sera l’allerta in tutte le strutture sanitarie, ospedali e cliniche nel sud della Tunisia, si attende un arrivo massiccio di feriti dalla Libia. La stessa notizia era stata diramata all’inizio della crisi, la notte del 20 febbraio e quella data aveva segnato l’ingresso di una marea umana.

250 mila rifugiati in un mese assistiti dall’esercito e dalla solidarietà del popolo tunisino che ha provveduto con tutti i mezzi ad alleviare le sofferenze di questa gente in fuga. L’organizzazione per i rifugiati è intervenuta dieci giorni dopo l’inizio della crisi, l’Italia ha inviato un rappresentante solo l’8 marzo per valutare l’entità dell’intervento.

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