L’isola di Djerba dista dal confine libico di Ras Jedir 60 km. Quando in Libia sono iniziati i primi disordini la Tunisia ha immediatamente risentito della situazione. Questo piccolo angolo di mondo si è trasformato in una zona di traffico inverosimile.
L’alto Commmissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati parla di 250.000 transiti di rifugiati in fuga da quella che stava diventando una polveriera.
Il 20 febbraio, erano circa le 22.00 inizia a circolare in città un’informazione sconcertante: una marea umana si accalcava a Ras Jedir, bisognava fare presto, faceva freddo. La notizia viaggiava su internet, facebook in particolare e poi i telefonini con gli SMS. “Tutto il personale medico e paramedico disponibile, le ambulanze devono recarsi alla frontiera per una crisi umanitaria di proporzioni bibliche”.
Il giorno dopo erano già attivi “spontanei” centri di raccolta: gente normale con un cuore grande, tutti correvano e avevano fretta. Si raccoglievano viveri e coperte e non appena un gruppo di macchine era pieno esponeva la bandiera della Tunisia e partiva per la frontiera. C’era una gara di solidarietà emozionante.
Le associazioni internazionali sono arrivate a dieci giorni dall’inizio della crisi ed hanno “affiancato” l’entusiasmo dei volontari che nella loro semplicità insieme all’esercito e alla mezza luna araba avevano sfamato piu’ di 14.000 persone al giorno.
Dall’aeroporto di Djerba, due sole piste, sono partiti in media 68 voli al giorno; giorno e notte. I volontari, anche in questo caso, si sono occupati dell’assistenza e della distribuzione dei viveri alle persone in attesa.
E le associazioni internazionali? Hanno incrementato l’attività degli alberghi di Djerba, Zarzis e gli autonoleggi, hanno seguito rigorosamente il loro orario dimostrando molto spesso superficialità e insofferenza nei confronti della gente comune che aiutava spontaneamente “senza una divisa”.
Oggi, ci si sta preparando ad una nuova ondata di profughi, diversa dalla prima tra i quali si prevedono molti bisognosi di cure mediche e il Ministero della Salute ha già allertato tutte le strutture sanitarie del sud che sono pronte e in attesa ora per ora.
Da Ras Jedir, oggi, il responsabile dell’UNHCR Firas Kayal rifrisce di 2.200 arrivi al giorno in maggior parte sudanesi e libici. I sudanesi verranno rimpatriati e i libici?
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