mercoledì 25 maggio 2011

LA CONGIURA DEL SILENZIO

Ho l'impressione che su questa guerra in Libia sia in atto una vera e propria CONGIURA DEL SILENZIO. Che dei bombardamenti su Tripoli non si voglia cioè parlare, scientemente - per non disturbare i generali della Nato - e che si preferisca dare voce solo ai ribelli di Bengasi, di cui i nostri governi e i mass media mainstream hanno preso CIECAMENTE le difese.
Prova ne è il fatto che qui a Tripoli ci siano pochissimi giornalisti dei Paesi belligeranti più attivi - francesi, inglesi e italiani - e che si faccia una fatica tremenda a far passare i nostri articoli e servizi, che vengono snobbati e sostituiti dai "pastoni" scritti in redazione, mescolando gossip e propaganda. Certo, da noi ci sono le elezioni, e c'è poi la tendenza inveterata a "leggere" le notizie che vengono dall'estero sulla base delle nostre polemiche politiche interne - vedi il tormentone LIBIA & EMERGENZA IMMIGRAZIONE. Resta però il fatto che siamo in guerra - checchè ne dica il presidente Napolitano - e che questa guerra, come tutte le guerre, fa morti e distruzioni di cui si è doveroso parlare.
E INVECE NIENTE. Probabilmente, noi giornalisti che siamo a Tripoli veniamo considerati vittime della propaganda di Gheddafi, il che è ridicolo. Oppure - ed è l'ipotesi a mio avviso più probabile - di questa sporca guerra si preferisce parlare e poco e con le molle, perchè governi e mass media hanno la coscienza sporca (e la coda di paglia). Quindi si aspetta, senza fare troppo chiasso, che i militari facciano il loro sporco lavoro, per andare all'incasso e voltare pagina.
Il mio problema è uno solo. Come faccio a spiegare ai libici - donne e uomini, anziani e bambini - che la pioggia di missili e bombe che terrorizza le loro notti è per il loro bene, per dare anche a loro la nostra libertà? E soprattutto, come faccio a convincerli se non mi credono?
di  Amedeo Ricucci

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