giovedì 26 maggio 2011

LE BOMBE SULLA TESTA (E NEL CUORE)

Il copione è sempre lo stesso, ormai da lunedì sera. Si cena, qui in hotel, poi gli operatori e i fotografi vanno sul tetto e piazzano le telecamere. C'è chi si porta il seggiolino, chi lascia sul posto il giubbotto anti-proiettile, chi posiziona il pacchetto di sigarette. I giornalisti sono dispensati dalla corvée, almeno in parte, perchè non è compito loro catturare il lampo di un missile o il rumore sordo di una bomba. A noi basta sentirlo nelle orecchie. Noi, quindi, possiamo permetterci di fare la spola fra la hall e il tetto, con qualche capatina in camera per fare la pipì.
Procede per rituali anche la vita sotto le bombe della popolazione di Tripoli. L'hanno capito tutti qui che ormai la sera non si dorme. E si attrezzano di conseguenza. I fanatici del regime si lanciano in strada dopo la prima bomba, salgono in macchina con le bandiere verdi e i ritratti di Gheddafi al collo, e cominciano a strombazzare all'impazzata, girando per la città. Quelli che odiano invece Gheddafi, nei quartieri che a metà marzo avevano tentato di ribellarsi - Fashloum, Tajura...- pare che accolgano le bome della Nato con applausi e fischi di benvenuto. Appurare se questo è vero è però impossibile, perchè di notte la citta si riempie di check-point e andare in questi quartieri - strettamente sotto controllo - è praticamente impossibile.
La cosa assurda è che la città è inerme. Non c'è nessuna postazione contraerea che spossa ormai opporsi agli aerei della Nato. Le hanno fatte fuori tutte. L'ultima ha emesso il suo ultimo respiro lunedì sera e l'abbiamo sentita urlare tutta la sua inutile rabbia. E' durato un attimo, solo una raffica. Po è arrivato un missile e anche su questa batteria è calato il silenzio. Non è un caso se gli aerei della Nato scorazzano ormai a bassa quota, di giorno e di sera, padroni del cielo ma buoni solo a terrorizzare i cuori. C'è solo da chiedersi chi e cosa potrà fermarli.
di Amedeo Ricucci

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