domenica 8 maggio 2011

Le crisi in Tunisia: il nord ed il sud


Ricomincia un periodo poco chiaro per la Tunisia. La voglia di molti di fare un passo avanti nella deocrazia trova ancora difficoltà. I “cattivi” del vecchio regime cercano nuovamente di destabilizzare il paese. Tre le tappe fondamentali di questa subdola manovra: un’intervista effettuata all’ex Ministro degli Interni M. Farhat Rajhi che risveglia nella popolazione il timore che i “fantami” del passato si siano ripresi il potere. Si attacca il generale dell’esercito, il Primo Ministro in carica e alcuni funzionari del Ministero dell’Interno attuale. La reazione è immediata ed inizia pacificamente con una manifestazione a Tunisi e in diverse città della Tunisia. Le proteste degenerano non per volere dei manifestanti ma perchè in mezzo a loro si mescolano gruppi di “vandali” che hanno lo scopo di provocare le forze dell’ordine. Il Ministero dell’Interno sbaglia come pure la polizia. Si attaccano i manifestanti senza discriminazione. Si usa la mano pesante con tutti allo stesso modo. Il paese è frastronato, si parla già di Seconda Rivoluzione. Le manifestazioni si susseguono. Giovedì, venerdì e sabato. Nella mattinata di sabato arrivano le scuse di M. Farhat Rajhi che dice di essere stato frainteso e di essersi espresso in maniera errata. Troppo tardi, le manifestazioni degenerano in Av. Habib Bourguiba a Tunisi. Si decreta il coprifuoco nella capitale. Domenica mattina. 70 arresti per atti vandalici, le scuse del Ministero degli Interni per l’aggressione degli scorsi giorni. La gente scende ancora in piazza, a Tunisi si manifesta pacificamente, ci sono alcuni “gruppi oranizzati” che hanno lo scopo di provocare le forze dell’ordine. La polizia cerca di disperdere i manifestanti, questa volta in maniera civile individuando ed arrestando solo i provocatori.

Nella riiunione del Governo oltre alla discussione sulla sicurezza nazionele viene anche discussa la possibilità del rinvio delle elezioni previste per il 24 luglio. Alla luce delle tempistiche richieste per garantire trasparenza e regolarità nell’escuzione delle prime elezioni libere si decide di rinivarle al mese di ottobre o novembre. La delibera e la data definitiva verrà fissata dalla commissione che si riunisce domani.

Mentre il Nord è tormentato da disordini il sud vive ancora una volta il dramma dei rifugiati, in totale tranquillità ed armonia. Tutti lavorano per alleviare le sofferenze di questa gente che sono in particolare donne e bambini. Convogli umanitari spontanei, organizzati in maniera autonoma partono all’alba per raggiungere Dhiba, Ramada e Tataouine. Trasportano di tutto dai generi di prima necessità all’abbigliamento ai medicinali. Le organizzazioni internazionali non si vedono. In questa regione troviamo solo la Mezzaluna Tunisina e l’esercito. La solidarietà funziona, non si sa come ma funziona alla perfezione. Un meccanismo complesso che lascia senza parole che puo' contare unicamente sulla solidarietà della gente. Oltre alle spedizioni dirette ai campi profughi verso la frontiera alcuni convogli scaricano di tutto in centri di raccolta nella regione di Tataouine dove viene stoccato in maniera “fatiscente” dai volontari, poi altri volontari ricaricano macchine e furgoncini e distribuiscono casa per casa a famiglie che ospitano rifugiati generi alimentari e abbigliamento. Ci sono anche i più temerari che attraversano la frontiera e portano aiuto a chi è rimasto sotto le bombe. Nel caos più totale tutto avviene in maniera perfetta, nessuno viene dimenticato. Anche il “rivoltoso” con il turbante e il mitra sul camioncino che pattuglia il posto di frontiera ha ricevuto un pasto. Le bombe continuano a cadere sulla Tunisia 80 colpi di mortaio ieri e più di 100 questa mattina. A nulla servono gli appelli del Ministero degli Esteri al rispetto dei confini. La guerra in Libia è fuori controllo. L’esercito è pronto ad intervenire in caso di sconfinamenti ed, in ogni caso ribadisce il Ministero degli Interni, non c’è nessuna intenzione da parte della Tunisia di rispondere all’attacco delle forze pro-Gheddafi. Si eserciteà unicamente un’azione di sorveglianza e difesa. Il panico a Dhiba oramia dilaga e molti hanno deciso di abbandonare, almeno per il momento le loro case. Gli arrivi di rifugiati sono in aumento sia qui a Dhiba che a Ras Jedir.


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