lunedì 10 ottobre 2011

Tunisia: dai cartoni animati al niqab



In questo perido si sente parlare molto in Tunisia di barbuti, estremisti islamici e salafisti . Durante la presidenza di Ben Ali questi fenomeni erano pressochè sconosciuti. I partiti politici e i gruppi religiosi erano vietati, esistevano ma operavano nella clandestinità. 
Leader politici come Rached Gannoushi erano stati costretti all’esilio all’estero, lui aveva scelto la Francia. Il 14 gennaio qualche cosa è cambiato e il 17 gennaio il leader storico di Ennahda ha fatto il suo rientro a Tunisi, acclamato all’aeroporto da una grande folla di sostenitori. Il 23 ottobre 2011 segnerà una data importante per questo paese, si  dovrebbe arrivare alla prime elezioni libere per la formazione dell’assemblea costituente. I partiti in lizza sono molti e di tutte le nature ideologiche. Ma se una minigonna fino ad ora veniva criticata, il niqab ha suscitato ben altre reazioni. 
Ennhada è sicuramente il partito che ha lavorato meglio in questo peiodo e si prepara, forse, ad una vittoria alle prossime elezioni. Non possiamo dire che tipo di programmi abbia Gannouchi anche se insiste nel dire che il suo è un islamismo moderato, che prevede una società libera e progressista. Se vogliamo usare la sua vita privata come modello allora ci dovremmo porre delle domande e molte delle sue affermazioni si smentiscono da sole. I gruppi di salafisti o piu’ semplicemente “barbuti” spaventano, e non poco, la società tunisina. Alcui episodi erano già avvenuti nello scorso mese di agosto a Hergla, vicino alla città di Sousse nel nord, un gruppo di salafisti aveva attaccato una rivendita di alcolici ed avevano continuato le incursioni contro il proprietario del negozio. Purtroppo questi episodi non restano mai isolati e sono continuti a Bizete dove un giornalista è stato picchiato perchè beveva una birra in un luogo pubblico. Manifestazioni si sono avute a Tunisi, tutte sedate dalla polizia, ma sempre eco di qualche cosa di nuovo che sta "bollendo in pentola". 
Un altro episodio di cui non si è parlato ha interassato la Croce Rossa Internazionale a Ras Jedir, tutti episodi di poco conto che pero’ messi insieme fanno riflettere. In quell’occasione un gruppo di barbuti di Ben Guarden distribuiva aiuti umanitari ai rifugiati che entravano dalla Libia. All’inizio dell’esodo moti erano i lavoratori di altre nazionalità e ovviamente di altre religioni. Questi individui sceglievano i mussulmani e solo a loro erano riservati gli aiuti. Nel campo poi, cercavano di impedire la distribuzione dei pasti nei piatti con il simbolo della Croce Rossa, appunto. Anche in quell’occasione queste notizie sono state travolte dagli eventi e gli estremisit cacciati, del resto la tragedia era troppo gande per preoccuparsi anche di questi dettagli.
L’aria di libertà arrivata in Tunisia del dopo Ben Ali ha portato con se anche nuovi usi e costumi tra cui il niqab. Lo abbiamo visto portato dalle donne libiche che scappavano dalla guerra ma non è un costume del popolo tunisino, o al meno così era. Incontrare una donna vestita di nero con il viso coperto per strada attirva l’attenzione, vederla fare la spesa poteva anche essere accettato, incontrarla mentre prende lezioni di guida sucita delle domande. Il niqab è stato vietato nelle istituzioni pubbliche e soprattutto nelle scuole. Giovedì a Sousse alla Facoltà di Lettere una studentessa è entrata nell’isitituo coperta con il niqab, è stata subito fermata ed allontanta. Qualche ora dopo la struttura è stata invasa da un gruppo di 200 barbuti che rivendicavano il diritto alla libertà di espressione. Come spesso avviene in questo periodo molte note folcloristiche sono state aggiunte all’episodio come il fatto che gli individui erano armati di coltelli e avessoro deciso di sacrificare il responsabile dell’allontanamento della ragazza come esemio. I presenti sono subito intervenuti e le profezie urlate dai barbuti sono state coperte da slogan piu’ forti e piu’ numerosi degli studenti. L’intervento delle forze dell’ordine ha riportato la calma, anche se la situazione rimane tesa.
Dopo la provincia tocca a Tunisi. Ieri la Tv Privata Nessma è stata attaccata da un gruppo di salafisti che minacciava di incendiare il palazzo, il motivo della disputa un film animato disegnato da un’autrice iraniana Marjan Satrapi dal titolo Persepolis. L’emittente aveva messo in programmazione il filmato divisoin episodi a partire dal 5 di ottobre. Il cartone è realizzato in bianco e nero, piu’ precisamente in nero su un cartone bianco. La provocazione arriva dalla tecnica usata e dalla storia che racconta la vita di una bambina dell’Iran del 1979, la rivoluzione e la caduta dello Scià. La gioia del cambiamento e della libertà conquistata viene ben presto sostituita dall’instaurazione dell’estremismo islamico. Con gli occhi di una bambina si racconta la vita, la guerra Iran Iraq, i sogni legati all’occidente, i costumi che cambiano, la scuola, gli insegnamenti. Il film finisce con la partenza di Marjan già adulta che per avere la sua libertà è costretta ad abbondare il paese ed andare a Parigi. Uscita dall’aeroporto di Orly il suo viso è triste ma i suoi vestiti si colorano di rosso. Il film è stato premito al Festival del Cinema di Cannes con il premio della giuria nel 2007. Il film puo' essere visto chiaramente come una parodia dell'estremismo islamico e sicuramente un provocazione, ma in un paese che sbandiera la libertà di espressione e di culto episodi del genere non ci dovrebbero avvenire.
Un altro episodio simile era toccato il 29 giugno al cinema Africa di Tunisi dove si presentava il film "Ni Allah ni maître” della regista tunisina Nadia El Fani.
23 ottobre 2011 la data che deciderà verso quale futuro si avvia questo paese. La libertà di espressione è un diritto ribadito piu’ volte dal Governo di Transizione per tutti i tipi di culture e tutte le religioni. Per ora l’articolo 1 della Costituzione in vigore dal 1959 recita “La Tunisia è uno stato libero,indipendente e sovrano; la sua religione è l’Islam, la sua lingua è l’arabo e il suo regime la Repubblica.”


Intervista a Tunisi di alcune ragazze che hanno scelto di portare il niqab.

 "Ni Allah ni maître” della regista tunisina Nadia El Fani




"Persepoli"s di Marjan Satrapi

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