giovedì 2 giugno 2011

Aiuti umanitari: la macchinina blù



Distratti da uno scenario di guerra brutale, di “bombe e bugie” si trama il destino del bacino del Mediterraneo. Una colonizzazione subdola, macchinosa ma efficace si sta impossessando di paesi deboli, in difficoltà che lottano per la democrazia. Tanti piccoli tasselli si compongono e lasciano intravvedere un disegno inquietante, o meglio diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Tutti sono vittime di questo gioco onesto ma cattivo, per usare un termine legato al mondo dei bambini. Perchè sono proprio i bambini e le donne le vittime, o meglio le lampadine che brillano come segnali di allarme che pero’ non vogliamo vedere. Campo profughi di Ramada. Dal mese di marzo abbiamo iniziato l’invio di materiale a sostegno dei bambini. Mese di maggio i convogli continuano ma hanno ancora un senso? Cristiano Tinazzi, giornalista, ha visitato qualche giorno fa Dhiba e il sud della Tunisia. Ha scritto un articolo che mi aveva lasciata un po’ perplessa sul niqab portato dalle donne nei campi. Ho reagito come quelli che escludono la vittoria dell’estremismo islamico alle prossime elezioni. O meglio non credono assolutamente possibile che si possa verificare un fatto di questo genere. Ho dovuto ricredermi in fretta. Una macchinina blu con un adesivo, ieri pomeriggio mentre tornavo a casa. Le associazioni internazionali hanno lasciato il posto ad altri gruppi che passo dopo passo sono diventati “i padroni” delle vite di questa povera gente che fugge dalla guerra. Hanno usato bambini e donne per mettere un passo nel Mediterraneo e combattere la loro guerra utilizzando a loro favore le bombe della NATO. Camion di aiuti umanitari passano la frontiera verso Nalut, Tripoli, Misurata. Aiuti umanitari che hanno l’ettichetta Made in Tunisia ma pagati con i soldi dei ricchi Paesi del Golfo. Che senso ha questa guerra, dove si vuole arrivare. Campo degli Emirati Arabi, campo del Qatar, arrivano i tir della Islamic Relief, arriva anche la macchinina blu con quell’adesivo, lo stesso simbolo dei giubbini dei signori che scaricano un camion di generi alimentari rigorosamente “made in Tunisia” in Libia e che ancora una volta sono pagati con soldi che arrivano da Dubai. Un altro passo nel golfo della Sirte e questa volta sotto il naso di tutti.

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari