Le giornate non hanno tempo, non iniziano con il sole e finiscono con il tramonto. Non ci sono più punti fissi e anche se con disperazione si cerca di aggrapparsi a poche certezze queste durano un attimo sostituite da nuovi dubbi o peggio.
In Tunisia non si capisce più niente, regna il caos generale, non esiste più nessun tipo di ordine. La parola equilibrio è scomparsa dal vocaborario sostituita da un “forse” generale. Anche quando si lavora per aiutare il prossimo cadi in una rete subdola con mille macchinazioni. Nessuna mente malata avrebbe mai potuto architettare scenari di questo tipo.
Aiuti umanitari dati con sacrifici e sforzi dalla gente locale per quei bambini alla frontiera. Ieri leggevo dei campi di Tataouine, quello nuovo appena aperto il 30 maggio ed allestito dal Qatar e erroneamente la scritta in arabo diceva “campi di concentramento”. Una grande verità. Gente che lascia il paese in cerca di un angolo di pace che arriva dalle montagne e non ha nemmeno capito per quale motivo si stia combattendo, si ritrova rinchiusa in case di stoffa, in balia delle tempeste di sabbia e di macchinazioni politiche che vogliono farli vivere nel disagio.
Non servono gli appelli alle associazioni umanitarie internazionali perchè nessuno potrà venire in loro soccorso. Il loro compito è di vivere in queste situazioni, nei 44 gradi del deserto, sopravvivere se sarà possibile ed essere utilizzati per altri scopi. Gli usi e costumi di questi berberi non esistono più, ci dimentichiamo le foto dell’inizio con “donne colorate” che giravano tra le tende, ora è di moda il nero, il nero dei paesi del Golfo. Serviranno i nostri cartoni? Serviranno gli aiuti che mandiamo?
Per far passare il tempo ai bambini si allestisce una scuola, imparano matematica, lettura, recitano il Corano, disegnano. Colorano carri armati, fucili, morti in braccio alle loro madri, un Gheddafi pronto per essere impiccato. Contorni a matita che non lasciano spazio a nessun sentimento e intrappolano in quei tratti i sogni e la fantasia dei bambini. Dove sono finite le palme, le pecore, i fiori e i colori? Mangiati dal soccorritore che insegna l’odio e la violenza, niente di meglio che forgiare le nuove reclute fin da piccoli. Qatar ed Emirati Arabi fanno da padroni insieme ad associazioni del Golfo o filo islamiche. Non c’è posto per gli altri. A questi bambini è stato rubato tutto, la vita, l’innocenza, il loro paese. Credevano nella salvezza ma hanno trovato un nuovo oppressore che li ricatta con un pezzo di pane, non hanno scelta se vogliono sopravvivere. Per quale motivo la Tunisia si sta comportando in questo modo, prendendosi beffa dei rifugiati e della sua stessa popolazione che crede ancora nella solidarietà, che vuole ancora aiutare i “fratelli libici”. Io non ci credo più. Continuero’ ad organizzare convogli umanitari perchè so’ che mancano diverse cose nei campi ma non ci credo più. La gurra non finirà e forse i “nuovi ribelli” torneranno in Libia a combattere, sazi, vestiti, in buona salute, armati dopo un lungo periodo di addestramento in campeggio.
Nessun commento:
Posta un commento