mercoledì 17 agosto 2011

Come cancellare una guerra




Ieri mattina davanti all’ufficio postale si avvicina un ragazzo di colore e ci chiede qualche monetina per mangiare. La signora bionda vicino a me gli risponde in tono cordiale che si scusa ma che non si puo’ accontentare tutti e, purtroppo, mani tese in questo periodo si incontrano in continuazione. 

Il signore con i baffi replica che oramai è diventato impossibile passeggiare per città, tutto colpa di quelli che continuano ad arrivare in barca a Lampedusa. Essendo oramai estranea a questi “ritmi locali” condivido il mio pensiero e mi chiedo, ad alta voce, se per queste persone ci siano dei centri di assistenza o dei punti di distribuzione di qualche genere di aiuto. Mi risponde un coro di si, seguito da un elenco di strutture. 

Mi spiace per quel ragazzo che è andato via, mi piacerebbe chiedergli da dove arriva, perchè si trova qui, perchè chiede la carità, se sa che ci sono i centri che lo possono aiutare. Esorto i miei interlocutori a dare questi tipi di informazioni, gratuiti nel senso che non costano nulla ma che magari possono incoraggiare queste persone a cercare aiuto nelle strutture preposte non rischiando di infastidire i nervosi utenti dell’ufficio postale. 
La signora con gli occhiali sbuffa e commenta dicendo che è tutto legato al numero dei figli che hanno, se ne avessero solo uno il problema sarebbe risolto. Mi sembra di essere arrivata sulla luna. Racconto timidamente che ci sono situazioni molto piu’ complesse poco lontano da noi che vengono gestite in maniera diversa, con piu’ semplicità e senza timore. Spendo due parole su Djerba e poi sprofondo nella nebbia piu’ fitta e impenterabile. L’Italia è un paese senza confini che finisce a Lampedusa, qualche cosa ci interessa della Germania e delle nefaste vicende della Seconda Guerra Mondiale quando ci si arrangiava ma dei moderni conflitti siamo completamente all’oscuro. 
Il gruppetto davanti alla posta aumenta e le opinioni vengono gettate in piazza una ad una in maniera casuale. Non esiste un filo logico, non esiste la solidarietà, non ci si preoccupa della situazione economica e anche la curiosità ci ha abbandonati. Entra il numero 92, c’è ancora un po’ di tempo per capire se la gente si interessa alla Libia, ai rifugiati, alla crisi economica, temi a me tanto cari. 



Scopro con sgomento che la Libia e la Tunisia sono entità sconosciute scomparse insieme all’isola di Djerba nel mare dell’indifferenza. 97. Finalmente è il mio turno e posso salvarmi da questa interessante chiacchierata con la gente normale, quella che il 16 di agosto fà i conti con una lunga fila a causa di tre giorni di chiusura degli esercizi pubblici, quella abbronzata è apena tornata dalle vacanze, quella da cui si capisce il metro dell’opinione pubblica, non quattro “nonni” ma persone normali.
Mentre passeggio con la mia ricevuta in mano ripenso alla mia serata, all’aereo dell’UN lasciato all’aeroporto di Djerba insieme all'elicottero dell’esercito a tutte le informazioni che ci siamo scambiati per capire in che senso stessero andando i colloqui che si tengono a Djerba da sabato notte. Spero ancora che la guerra stia andando verso una conclusione, che la NATO cessi i bombardamenti e tante vite vengano risparmiate. Mi auguro che i due aerei del Venezuela a Tunisi, dove il Ministro degli Esteri tiene incotri riservati per trovare una soluzione al conflitto libico, servano a trovare una via per la trattativa diplomatica con Gheddafi. Ancora qualche passo e mi vengono in mente gli scatoloni, i miei figli che caricano i camion con me per aiutare i bambini di Ramada e Edem (4 anni) che ride ogni volta che sente parlare di Gheddafi, “Non lo troveranno mai, perchè lui si nasconde nello spazio”. Guardo le vetrine piendi ti troppe cose e ripenso allo zucchero che da noi non c'è. In macchina ascolto la radio che felice comunica che la benzina ha raggiunto 1,6 euro al litro. Tutti felici tireranno fuori il portafoglio ignari che l'ENI ha perso i suoi contratti di collaborazione con la Libia.
Vorrei ripartire domani stesso, ho come l’impressione di essermi persa. Forse tutto quello che ho vissuto è stato solo un sogno, qui nel mondo reale la gente non è preoccupata delle tragedie che si consumano dai nostri “vicini”. Gli scud di Gheddafi non arriveranno mai a interrompere il nostro ritmo di vita. 
Km dopo Km i problemi si annacquano e scompaiono come fastidiosi imprevisti. Eppure il volo è durato solo un’ora, troppo poco per dire “Non ci interessa”. Ultima speranza il telegiornale. Dopo un lungo servizio sui “gavettoni” in siaggia e la moglie di William che ha perso due taglie per la quale tutta l’Inghilterra è in pena, ho capito.  La guerra è in ferie, i problemi che non sono di casa nostra non ci riguardano. In questo caldo agosto perchè preoccuparsi tanto. 

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