martedì 19 aprile 2011

EMERGENCY DALLA LIBIA - DIARIO DA MISURATA: 19 APRILE

Non è facile capire che cosa accade fuori dall'ospedale. Le notizie cambiano velocemente: ora prevalgono i ribelli, ora le truppe "lealiste", gli uni si allontano, gli altri si avvicinano o, forse, viceversa.
Il nostro lavoro, però, non cambia: il mattino è relativamente più tranquillo, i feriti gravi arrivano verso mezzogiorno.

Da qualche giorno le ferite da arma da fuoco sono più devastanti: i colpi sono più precisi e i bersagli sono gli organi vitali. Vediamo meno ferite a gambe e braccia, molte di più all'addome, torace e, soprattutto, alla testa.

Verso  le 17 arrivano decine di feriti, tutti gravissimi. Due muoiono mentre tentiamo di rianimarli nella tenda delle emergenze; gli altri, chi con ferite penetranti all'addome e al torace, chi con lesioni vascolari agli arti, devono attendere per poter essere operati: le sale operatorie sono tutte piene.
Trasferisco in rianimazione dalla tenda delle emergenze un ferito in coma per una ferita alla testa. Mentre lo collego al ventilatore, Abdul, l'anestesista libico con cui lavoro, alza gli occhi, mi guarda e mi dice: "È mio cugino, non è un ribelle e non ha mai preso una arma in mano". Guardiamo insieme le pupille, non reagiscono più alla luce.

A fine giornata contiamo 64 feriti, 8 morti.

Fonte: Emergency

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