Chiedere a qualcuno di contribuire per inviare medicinali ai bambini del campo profughi di Ramada è come pregare la crità. La solidarietà che aveva tanto animato la gente sta scomparendo ed entra in scena l’indifferenza.
I macchinoni libici che vediamo sulle strade a Djerba sono lontani anni luci dalla realtà che sta vivendo il sud. 200 km hanno fatto dimenticare alla gente la tragedia dei rifugiati che scappano dalla guerra da un paese dove nessuno è più padrone, dove tutti combattono contro tutti, dove i morti non si contano più. 45.000 rifugiati nella regione di Tataouine, 10.000 a Ras Jedir, 4.000 famiglie a Djerba, 4.000 donne e bambini divisi nei campi di Ramada e Dhiba. Con loro solo i volontari della Mezzaluna Tunisina e Dio.
Siamo riusciti a far partire quattro convogli umanitari, ora l’entusiasmo si è esaurito. Abbiamo una lunga lista di medicinali di cui il campo ha bisogno ma nessuno vuole collaborare. Ancora qualche scatolone di vestiti e la nostra missione sarà conclusa, conclusa in modo triste, una sconfitta. Ci abbiamo provato ma la guerra continua e l’ingresso di libici non accenna a diminuire.
Quando porto mia figlia a casa da scuola facciamo un gioco contiamo le macchine libiche. La scorsa settimana erano 11, sabato 26, ieri 44, il tragitto da percorrere molto breve. Le famiglie che raggiungono Djerba hanno buone possibilità economiche e, in un certo senso, incrementano l’economia dell’isola. Danno ugualmente fastidio: la benzina scarseggia, la pasta al supermercato a volte non c’è, non è una cosa positiva ci causa disagio.
Tataouine è in sciopero, la strada è bloccata, la popolazione si chiede dove siano le associazioni internazionali. La Mezzaluna Tunisina organizza centri di distribuzione per aiutare le famiglie tunisine che hanno ospitato gratuitamente i vicini libici. I gruppi familiari sono numerosi, qualcuno ci ha raccontato che una notte ha sentito bussare alla sua porta. Un camion con 17 donne e 10 bambini era fermo in strada. “Io avevo due camere libere e cosi’ li ho fatti entrare”. Una delle donne ha messo alla luce qualche giorno fa una bambina.
20 febbraio 2011 inizio della crisi in Libia, 19 marzo 2011 intervento della NATO. Una marea umana. Le associazioni interazionali si sono fatte vedere solo a Ras Jedir ora piano piano iniziano a ritirasi, la croce Rossa Italiana concluderà la sua missione in luglio. Mi chiedo per quale motivo non si voglia vedere la tragedia di questa gente, del resto è l’Europa che ha portato la guerra e causato questa situazione che diventa ogni giorno piu’ insostenibile.
Anche nel campo a 5 stelle di Ras Jedir l’equilibrio si sta incrinando, qui sono i rifugiati etiopi a voler rientrare a casa ma il loro paese non li vuole, le Nazioni Unite non riescono a sbloccare la situazione. Un incendio nell’accampamento di Choucha ha distrutto 20 tende e fatto 4 morti.
Noi tutti sappiamo bene che la situazione continuerà per molto tempo, in cuor loro tutti sperano che morto Gheddafi i libici spariscano e si possa riprendere la vita tranquilla di prima. 20 febbraio-26 maggio sono passati 3 mesi che sembrano 3 anni.
I medici dei campi avvertono contro il rischio di epidemie legate all’aumento delle temperature. Il mondo è sordo.
Nessun commento:
Posta un commento