sabato 21 maggio 2011

Le alghe verdi e i ratti



Se la guerra in Libia la leggiamo attraverso le pagine dei ribelli e dei sostenitori di Gheddafi non si capisce più niente. I “ratti” e le “alghe verdi” si bastonano sul campo ma anche a parole. Nelle ultime ore: Un gruppo di giornalisti sono stati costretti a lasciare Tripoli. Una nave della NATO è stata affondata a Misurata. Bengasi è ricadute nelle mani delle truppe di Gheddafi. Unaviolenta battaglia sta interessando Zliten e la costa mancano viveri, latte, medicinali, carburante. Ogni giorno spostiamo le pedine come se si giocasse a Risiko sulla piantina della Libia. Sembra che le truppe di Gheddafi stiano riconquistando terreno, poi non si sa esattamente come stiano realmente le cose. Ogni minuto appare una nuova notizia e se la giornata passa abbastanza tranquilla all’avvicinarsi della sera la guerra si scatena.

L’eco dei bombardamenti che arrivano in Tunisia ci danno l’impressione che i ribelli siano molto sicuri della vittoria e nonostante abbiano ricevuto nuovi aiuti, negli ultimi giorni, sembra si trovino in difficoltà. Macchine nuove, abbigliamento nuovo, scarpe nuove. Non si sa da dove arrivino questi equipaggiamenti.






Mentre all’inizio i ribelli avevano attirato una certa simpatia, temerari che osavano sfidare il Rais, ora si stanno abassando allo stesso livello. Campi di addestramento, accordi con gli stranieri, commercio d’armi. Certo se vogliono contrastare il grande nemico bisogna organizzarsi.






Il deserto conosce in questo periodo grandi traffici in tutte le direzioni. Si scoprono armi e munizioni depositate in tutti gli angoli del paese e l’esercito esegue perquisizioni a tappeto. Un brutto fatto di cronaca ha invece interessato la regione di Seliana dove sono stati uccisi due membri dell’esercito tunisino, di cui un collonnello, caduti mentre effettuavano un controllo su due sospetti. I terroristi che trasportavano armi in due grosse valige,sono due tunisini che appartengono al gruppo di Al Qaida del Maghreb, ma oggi tutti i terroristi vengono etichettati con questo nome, solo per “identificarli” con un gruppo, in realtà non c’è un filo logico nei ritrovamenti.

I combattimenti sono sempre più pesanti e interessando la zona di Tripoli hanno riattivato il flusso di rifugiati attraverso Ras Jedir, questa mattina 3.000 persone sono transitate attraverso il posto di frontiera. Dhiba, nel sud, conosce un attimo di tegua, per il semplice motivo che hanno bombardato la strada che serve per raggiungere la frontiera e quindi è più difficile raggiungere la Tunisia da quel passaggio. Domani parte un altro convoglio umanitario a sostegno del campo dei rifugiati di Ramada dove sono ospitati soprattutto bambini. Visto che non ci sono aiuti esterni è la solidarietà dei residenti che ogni settimana si mobilita. Questa volta abbiamo dovuto aggiungere molto materiale di primo soccorso, con i combattimenti nelle montagne sono aumentati i feriti. In più i medici di Ramada passano quotidianamente in Libia per portare aiuto. La prossima settimana il Qatar invierà mezzi per l’ampliamento del campo con tende per ospitare altri 200 gruppi familiari.

Gli ospiti illustri del regime di Gheddafi hanno lasciato l’isola, il Ministero del Petrolio è partito per Tunisi, la figlia e la moglie di Gheddafi hanno scelto la destinazione Polonia. Se dobbiamo dar credito alle “voci di corridoio” della clinica di Djerba anche il Rais ha raggiunto l’isola per farsi medicare una ferita ad un fianco. Lui non si è fermato ed è subito ripartito per Tripoli.

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