Italo Toni e Graziella de Palo - Beirut 2 Settembre 1980
2 settembre del 1980. Due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, spariscono in pieno giorno a Beirut, in Libano. Hanno appuntamento con qualcuno, non si sa chi, salgono su una macchina e poi svaniscono. Da quel giorno di loro non si è più saputo nulla. E a nulla sono serviti anni di indagini, dei nostri servizi segreti e della magistratura. Per Italo Toni e Graziella De Palo è stata dichiarata, la morte presunta. Ma per mano di chi? E soprattutto, perché?
E’ a partire da queste domande che La Storia Siamo Noi di Giovanni Minoli, cerca di chiarire un mistero che resiste da quasi 30 anni. E da quanto emerge dall’inchiesta di Amedeo Ricucci, che dopo una lunga indagine sul campo è riuscito a rintracciare diversi testimoni, Italo Toni e Graziella De Palo potrebbero essere state due vittime dell’accordo Moro. Sarebbero stati cioè sequestrati e poi uccisi da un gruppo di miliziani palestinesi, con la “copertura” dei servizi segreti italiani, in particolare il SISMI, che preferì tacere per non turbare le ottime relazioni esistenti all’epoca fra le autorità italiane e l’OLP di Yasser Arafat. A puntare il dito contro i palestinesi sono sia il responsabile dei servizi segreti libanesi dell’epoca, l’emiro Faruk Abillamah, sia una cittadina italiana che viveva a Beirut, Lia Rosa, ed era una grande sostenitrice della causa palestinese.
“Ho cominciato ad interessarmi anche per una questione umanitaria, di onesta’. Perla sparizione di una ragazza per bene e il dolore della famiglia, era giusto chiarire la situazione e cercare di sapere la verità– dichiara Lia Rosa alle telecamere de “La Storia siamo noi” – “E così ho cominciato anch’io a indagare sulla vicenda, ci sono stata dietro parecchio tempo, ero ben inserita nella resistenza e avevo molti amici e sono riuscita ad avere delle dichiarazioni che ho collegato, cucite tra loro. Sono passati 25 anni e non posso ricordare tutto esattamente, ne’ avere delle prove che allora c’erano ed oggi sono impossibili da rintracciare”.
Secondo la ricostruzione fatta da Lia Rosa, Italo Toni e Graziella De Palo sarebbero stati sequestrati il 2 settembre del 1980 da un commando palestinese, cui era giunta la segnalazione che i due giornalisti italiani erano delle spie, al servizio di Israele. Nel corso di un successivo e drammatico interrogatorio, Italo Toni avrebbe confessato. E subito dopo – lascia intendere Lia Rosa - sarebbe stato giustiziato. “In guerra – dichiara sibillina – le spie sono sempre state giustiziate. Non si poteva certo rimandarlo a casa, magari con due scapaccioni, come si fa coi bambini”. Glissa invece decisamente, la testimone italiana, sulla sorte di Graziella De Palo. Che in detenzione – spiega – venne separata da Italo Toni, “perché i palestinesi si resero conto che lei non era affatto una spia”. Ma poi Lia Rosa non riesce a spiegare in maniera convincente che fine abbia fatto e soprattutto chi ne abbia decretato la sparizione e perché.
Sulla matrice palestinese del sequestro concorda, anche se non ne ricorda più i dettagli, l’emiro Faruk Abillamah. “I due giornalisti italiani vennero sequestrati a Beirut Ovest – dichiara – i falangisti non avrebbero mai potuto attraversare la linea verde per andare a Beirut ovest ed era inconcepibile che un commando falangista potesse operare in quella zona della città. Sono stati i palestinesi, uno dei tanti gruppi palestinesi, allora ce n’erano diversi ma non ricordo più quale”. All’epoca, ricorda inoltre il giudice Giancarlo Armati, titolare dell’inchiesta giudiziaria sul caso Toni-De Palo, fu proprio l’emiro Abillamah a segnalare alle autorità italiane il motivo del sequestro: “una segnalazione errata”, quella cioè secondo cui Italo Toni e Graziella De Palo erano delle spie. E’ su questa “segnalazione errata” che si innesta un vero e proprio “giallo nel giallo”.
Secondo il giornalista Gianpaolo Pelizzaro, già consulente della Commissione Mitrokhin, questa segnalazione non poté che partire dall’ufficio romano dell’Olp, il cui rappresentante a Roma, Nemer Hammad, organizzò in prima persona il viaggio in Libano di Italo Toni e Graziella De Palo. Ed è strano, apparentemente inspiegabile, che a chiarire l’equivoco non sia intervenuto l’allora capo-stazione del Sismi a Beirut, il colonnello Stefano Giovannone, che era in ottimi rapporti con l’OLP ed aveva inoltre tutta l’autorità per fare da “garante” per i due giornalisti. “Il ruolo del SISMI in quella vicenda fu ambiguo – ammette oggi il giudice Armati - Ci fu una sua responsabilità morale, nella triste fine riservata ai due giornalisti italiani. E forse non solo morale”. Che il SISMI possa aver “coperto” il sequestro e poi l’uccisione di Italo Toni e Graziella De Palo lo lascia intendere anche l’onorevole Francesco Mazzola, all’epoca sottosegretario di Stato con delega ai Servizi di Sicurezza. “Potrebbe esserti trattato di un omicidio non voluto, di un incidente di percorso che forse fu coperto, ma io ripeto non lo so – dichiara. “Posso arrivare a pensare che ci sia stato tentativo di coprire un incidente di percorso per non aggravare la situazione, per mantenere contatti con i gruppi palestinesi che potevano essere utili ed erano utili in altre occasioni nei confronti dei quali non ci si voleva inimicare per certe vicende”.
Ad impedire ulteriore chiarezza sulla vicenda c’è però il segreto di Stato, che venne opposto dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi, nel 1984, all’epoca dell’inchiesta giudiziaria, che si chiuse non a caso con un nulla di fatto. Da tempo i familiari di Italo Toni e Graziella De Palo ne chiedono la rimozione, con appelli accorati rivolti alle più alte autorità dello Stato, ma finora non hanno trovato ascolto. “Lo stato in questo caso e’intervenuto, sono intervenuti i servizi segreti” - ribadisce Alvaro Rossi, cugino di Italo Toni – Noi abbiamo diritto di sapere perché, per quale ragione, cosa copre questo segreto di stato”. L’onorevole Mazzola esclude che i due giornalisti possano essere stati sacrificati “in nome della ragione di stato”. Ma troppi sono gli indizi e le coincidenze che sembrano avvalorare questa tesi, o quanto meno che avvalorano l’ipotesi secondo cui la sorte di Italo Toni e Graziella De Palo venne a decisa a Roma, oltre che a Beirut. Ci sono innanzitutto gli articoli sul traffico d’armi fra l’Italia e il Medio Oriente, che Graziella De Palo aveva scritto su “Paese Sera” e in cui si puntava il dito proprio contro il colonnello del SISMI Stefano Giovannone, novello Lawrence d’Arabia. E’ anche per questo motivo che i nostri servizi segreti – “i cui rapporti coi palestinesi, ricorda l’onorevole Mazzola, erano troppo amichevoli” - intervennero per depistare e allontanare la scoperta della verità?
E c’è poi la strana vicenda dei missili di Ortona, che si svolge in parallelo con la vicenda Toni-De Palo e che mette a dura prova i rapporti fra l’Italia e la guerriglia palestinese. E’ possibile che un legame esista fra le due vicende. Che il sequestro cioè dei due giornalisti italiani sia stato un atto di ritorsione per l’arresto di Abu Anzeh Saleh. Oppure, che si sia tentato uno scambio fra il palestinese in carcere in Italia e Graziella De Palo, finché è rimasta in vita. Ed è infine possibile che il SISMI abbia imposto il silenzio stampa sul caso Toni-De Palo proprio per non pregiudicare la liberazione di Saleh. Che si concretizza, guarda caso, nel giugno del 1981, dopo una lunga trattativa. Tante domande, troppe, che finché permane il segreto di stato, resteranno senza risposte.
http://antonella.beccaria.org
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