Ci piacerebbe sapere come vanno le cose in Libia ma non è possibile. La guerra delle informazioni, della propaganda e della disinformazione ha raggiunto il suo apice.
Anche la NATO si è accorta della potenza delle parole ed ha bombardato la TV di stato, senza successo perchè la rete continua a trasmettere. Dall’altra parte, sulle montagne al confine della Tunisia Gheddafi bombarda la linea elettrica e la regione di Nalut resta senza luce, acqua e senza collegamenti internet. La stampa è prigioniera delle due fazioni contendenti a Tripoli i giornalisti che sono arrivati da Ras Jedir vengono rinchiusi nell’hotel Rixos e sottoposti ad estenuanti conferenze stampa del portavoce del regime Ibrahim Moussa e a giri guidati per vedere gli effetti dei bombardamenti della NATO. Purtroppo non è la realtà di quello che sta succedendo, è quello che il regime vuole mostrare, quello di cui vuole si parli.
Dall’altra parte altri temerari passano da Dhiba e si uniscono ai ribelli. Qui la vita è piu’ spartana, non ci sono alberghi e si combatte in prima linea sotto le bombe di Gheddafi. Ma anche qui si mostrano i guai fatti dal “Grande cattivo” e forse, con un po’ piu’ di esibizionismo, non si risparmiano parole sul come la Francia, Qatar, Emirati Arabi abbiano la possibilità di scorazzare indisturbati su questi deserti e, cosa ancora peggiore, volare in lungo e in largo. La risoluzione ONU che ha dato il via questo teatrino non esiste piu’, violata in ogni singola parola.
Se Gheddafi dovesse sopravvivere avrà tutti i diritti di mettere in piedi una causa contro la NATO e tutti gli attori di questi abusi, cosa che del resto è già stata fatta dalla figlia Aisha Gheddafi in Belgio. Tre aeroporti sono stati costruiti nel deserto per rifornire i civili di aiuti umanitari e armi, non sono informazioni segrete ma sbandierate apertamente da giornalisti della BBC in reportage girati nel deserto con interviste a piloti e volontari. Un volo Bengazi Nafusa, con cadenza settimanale per traportare soldati ed armi, ancora armi paracadutate nel deserto per i ribelli delle montagne da aerei francesi. E sono sempre questi tre aeroporti a rifornire i campi dei rifugiati in Tunisia: Dhiba, Ramada e Tataouine. Campi in cui sventola la bandiera del Qatar e degli Emirati Arabi, una bandiera “in esclusiva” dove possono avvicinarsi solo le associazioni umanitarie islamiche. La situazione ha retto poco in Tunisia che, nonostante le difficoltà, ha detto no e si è ribellata a questo traffico di armi mascherato da aiuti umanitari.
Una guerra che comunque riesce ancora a sorprendere, come quel carro armato a Bengazi con bandiera del Qatar, sicuramente anche quello rientra nella risoluzione dell’ONU. E via dicendo. I ribelli rubano petroliere a Gheddafi che finiscono a Bengazi, i lealisti si riforniscono in Tunisia o utilizzano il porto di Gabes per ricevere aiuti. Il web riporta le marachelle di tutti. Minuto per minuto con informazioni di parte, distorte mescolate a infinite parole di propaganda. Non tutti “gli informatori” si trovano in Libia, ci son siti di fan disseminati in tutto il mondo. Vengono gestiti periodicamente da “amministratori” che cambiano spesso e si passano il testimone; non dovrebbe stupire se ogni tanto ci sono reponsabili anche italiani.
Uno dei paesi piu’ attivi sul web a sostegno di Gheddafi è la Serbia e chi avrebbe mai pensato che le rivolte che si stanno accendendo in Kosovo nascano proprio dalla Libia, dall’imitazione di quello che sta succedento nel paese Nord africano.
La NATO ha fallito la missione ed ora cerca di uscire, in modo raffazzonato come vincente. Si insinuano i primi dubbi sulla capacità e correttezza dei ribelli, si spacca il fronte di questi ultimi, si uccide Younes per lasciarli senza il principale stratega. Qualche cosa nelle file dell’opposizione al ragime sta traballando e il fronte di opposizione a Gheddafi si sta sgretolando, dividendosi in tanti piccoli gruppi o tribu’ come ci piace chiamarli. La Libia imploderà e con tutte le armi che ci sono in questo momento si continuerà ad insanguinare il futuro di questo paese. Se la Nato perde credibilità, gli Stati Uniti non si mettono da parte e perseverano nel portare avanti quel folle progetto stabilito a tavolino molti anni fa e nel quale rientrano altri paesi del Mediterraneo.
Un dibattito molto animato si consuma in Tunisia in vista delle elezioni di ottobre e, come ci hanno insegnato i maestri delle campagne elettorali, anche qui si cercano gli scheletri negli armadi dei concorrenti. Visto che si parla di Stati Uniti un filo rosso collega alcuni importanti gruppi islamici proprio con l’America e su questo ne’ vedremo ancora delle belle. Come altre sorprese arriveranno dalla Libia. La NATO piano piano uscirà di scena ma non lasceranno in pace questi paesi. Lo possiamo dedurre da un regalo che la Tunisia è in procinto di ricevere, manca solo l’approvazione del Congresso:
14 aerei da combattimento F16
9 elicotteri da combattimento tipo UH-60 Black Hawk
7300 fucili d’assalto automatici M-16
15 veicoli blindati Type M3 Bradley
2 elicotteri da trasporto Type CH-47 Chinook
22 camion militari da trasporto Type HEMITT
28 camion militari da trasporto Type HUMVEE
A voi l’ardua sentenza.
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