mercoledì 1 giugno 2011

Ban Ki-moon, crisi Libia chiede frontiere aperte



ROMA - Davanti alla crisi libica che alla radice di forti flussi migratori dal Nordafrica, "per favore mantenete le frontiere aperte a qualsiasi rifugiato, e per favore proteggete i loro diritti umani": è questa la richiesta del segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon a tutti i paesi della regione - "non solo l'Italia, ma anche paesi come Tunisia ed Egitto" - interessati dal fenomeno immigrazione."L'Italia è stata eletta membro del consiglio dei diritti umani dell'Onu ed è firmataria di numerose convenzioni sui diritti umani - ha detto Ban in un'intervista all'ANSA. Apprezziamo, nonostante le difficoltà, ciò che sta facendo il governo italiano per proteggere i diritti umani e dare assistenza a tante persone". Il segretario generale ha poi ricordato come mezzo milione di persone siano scappate attraverso il confine tunisino "in cerca di un posto più sicuro". Per questo, ha aggiunto, "ho chiesto a tutti i leader della regione, ai paesi vicini alla Libia in Africa e ai punti d'entrata dei migranti in Europa, come Italia e Malta, di mantenere i confini aperti".

CITTA' HUB DOVE SI COLLABORA E CONVIVE - ''Le citta' sono hub, magneti, centri di azione dove si convive e si collabora'' e ''nel 2030 cinque miliardi di persone vivranno nelle grandi citta'''. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, intervenendo alla Conferenza sulla 'Citta' interetnica' in corso in Campidoglio. Ci sono ''molte divisioni - e' la considerazione di Ban - ma vedo una crescente realizzazione che siamo tutti nella stessa barca''. Il segretario dell'Onu si e' soffermato in particolare sulle vicende dell'Italia come paese di emigrazione e, di recente, di immigrazione, soprattutto in seguito alle vicende che hanno scosso la sponda sud del Mediterraneo. ''L'Italia - ha sottolineato Ban - ha accolto molti immigrati che scappavano dal caos'', soprattutto a causa della crisi libica. Ma, ricordando i milioni di italiani che nei decenni passati sono andati all'estero, Ban ha rilevato che ''l'Italia ha dimostrato come l'emigrazione puo' essere un vantaggio sia per il paese di origine che per il paese di arrivo''. Nel 2050, e' la previsione riportata dal segretario ''la popolazione che gravitera' attorno ai centri urbani sara' di 2/3'' di quella mondiale e, dal Campidoglio, ha lanciato un appello: ''Il ruolo degli enti locali e' fondamentale per l'integrazione delle minoranze etniche e la gestione della diversita' nella societa' civile''. ''Le Nazioni Unite - ha concluso - sono di per se' una citta' interetnica. Costruiamo un mondo che sia migliore per tutti''.

ALEMANNO, CITTA' ATTENDONO RISPOSTE - ''Le citta' si aspettano risposte globali alla questione dell'immigrazione, perche' e' nelle citta' che si scaricano problemi e contraddizioni della globalizzazione, essendo esse il punto terminale in cui convergono tutte le scelte di regolazione dei flussi migratori e su cui si scaricano i conseguenti effetti positivi e negativi''. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel suo intervento alla conferenza internazionale 'La citta' interetnica', promossa dalla Farnesina in collaborazione con il ministero del Welfare e con Roma Capitale. L'evento ha avuto come ospite, tra gli altri, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon: ''Per noi e' stato un successo e anche un grande onore averlo ospite in Campidoglio'' ha sottolineato il sindaco. Quanto al tema dell'evento, Alemanno ha invocato la necessita' di ''politiche coerenti che sfuggano sia ai buonismi sia all'aggressivita' e alla chiusura: legalita' e accoglienza sono i due meccanismi per gestire il fenomeno dell' immigrazione''. In particolare, l'integrazione non va intesa, secondo il primo cittadino di Roma, solo come ''apertura all' altro, ma anche come richiamo al valore della reciprocita': all' accettazione del nuovo venuto deve corrispondere da parte di quest'ultimo l'accettazione delle regole e dell'identita' culturale di chi lo accoglie''.

TUNISIA,SOCCORSI BATTELLO CON 700 PERSONE - Unita' della Guardia costiera e dell'Esercito tunisini hanno soccorso, nella tarda serata di ieri, a venti miglia a largo dell'isola di Kerkennah, un battello che minacciava di affondare e sul quale c'erano circa 700 persone, di nazionalita' diverse ed in maggioranza africani, partite da un porto libico. L'imbarcazione, hanno riferito alcune fonti alla Tap, era diretta verso le coste italiane e a bordo si trovavano intere famiglie, con parecchi bambini. Le operazioni di soccorso, cominciate la scorsa notte, sono ancora in corso, a causa delle avverse condizioni del mare e dell'elevato numero di persone sul natante che, peraltro, si trova in acque basse, cosa che impedisce ai mezzi della Guardia costiera e dell'Esercito di avvicinarsi troppo. Ai clandestini ancora sulla nave in attesa di essere trasferiti sono stati forniti cibo e coperte. Le operazioni di trasbordo sono quindi affidate a piccole imbarcazioni e gommoni, che trasportano i clandestini - dando la priorità ai bambini - a bordo di una nave della Marina, che staziona a poca distanza dal barcone, in acque più profonde. Se le condizioni meteorologiche miglioreranno, potrebbero intervenire nelle operazioni di soccorso anche i pescherecci che hanno i loro approdi nel tratto di costa da Kraten a Kerkennah e che hanno dato la loro disponibilità. I rifugiati, dopo i primi soccorsi, saranno tutti trasferiti nel campo Choucha, a Ras Jedir, vicino alla linea di frontiera con la Libia.

Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari