di Joshua Evangelista
Tra le vittime dell’Undici settembre ci sono anche loro, i musulmani d’America, catapultati all’improvviso al centro di ogni dibattito pubblico ed etichettati ben presto come nemici del Paese, succubi della schizofrenia post attacco. Ostilità inizialmente condivisa da Robert Salaam, un devoto cristiano nonché marine che, come tanti altri americani, percepiva l’Islam come una religione basata sull’odio verso l’Occidente. Poi, dopo un’ampia documentazione e a seguito di una profonda ricerca si è convertito all’Islam sunnitico. Un cambio di vita che lo ha portato ad aprire uno dei principali riferimenti online per i musulmani statunitensi, il blog The American Muslim, che ben presto è diventato anche una seguitissima radio. L’approccio distensivo di Robert lo ha portato a confrontarsi sulle tematiche legate all’Islam in alcuni dei principali media mondiali, come Cnn, Bbc, Voice of America, Guardian, Associated Press, Russia Today e Jerusalem Post. A dieci anni dall’attacco terroristico che ha cambiato il mondo, Robert Salaam ci è sembrato il miglior interlocutore per capire le fobie statunitensi, di ieri e di oggi.
Robert, aldilà di quanto ci hanno raccontato i detrattori del governo Bush, quanto è cambiata effettivamente la vita dei musulmani americani?
Prima dell’11 settembre i musulmani che hanno abitato e lavorato in questo Paese vivevano normalmente, non c’era alcun tipo di problema. L’inversione è stata netta. Dopo l’11 settembre hanno cominciato a guardarli con sospetto. Il vicino che fino al giorno prima era un amico all’improvviso era diventato qualcuno da cui proteggersi.
Si può parlare di xenofobia capillare?
Non tutti gli americani sono xenofobi e a volte la paura è legittima. Ma la cosa sconcertante è che negli Usa ci sono moltissime comunità di musulmani che fino al 2001 hanno vissuto serenamente tra gli americani e nessuno pensava che la situazione sarebbe potuta cambiare. Parliamo di medici, avvocati, liberi professionisti: figure al centro della vita comunitaria. Fino all’11 settembre 2001 a nessuno importava in cosa credessi o come ti chiamassi. Potevi presentarti come Mohammed o Abdul senza che nessuno mostrasse particolare attenzione al tuo nome. Subito dopo gli americani si sono chiesti: chi sono i musulmani? Una parte di questa curiosità è naturale, un’altra è guidata dalla paura. Dopo l’11 settembre molti musulmani d’America hanno subito sulla propria pelle l’umiliazione inflitta al “nemico catturato”. Mi ricorda molto la situazione dei giapponesi dopo Pearl Harbor.
Pensi che l’elezione di Obama abbia portato nuove possibilità di distensione?
Non posso dire che l’elezione di Barack Obama abbia svolto un ruolo significativo nel combattere i nostri blocchi mentali. Al contrario, grazie a lui abbiamo dimostrato di non essere pronti ad andare oltre le nostre tipiche paure.
Cosa intendi?
I suoi nemici politici lo hanno accusato di essere musulmano, di praticare segretamente l’Islam. Queste argomentazioni, sconcertanti, sono la chiara prova che la sua elezione non abbia fatto un granché per migliorare le relazioni tra i musulmani e il resto della popolazione statunitense.
Al centro delle recenti polemiche, l’edificazione di una Moschea vicino Ground Zero, con la benedizione del sindaco Bloomberg e dello stesso Obama. Che idea ti sei fatto a tal proposito?
E’ un non problema. Stiamo parlando di un community centre lontano diversi isolati da dove sorgevano le Torri. Da Ground Zero non è nemmeno visibile. Ai critici del progetto dico e ho sempre detto questo: perché dovrebbe essere un problema avere musulmani vicino Ground Zero? Ci sono state comunità di musulmani nelle vicinanze per oltre 25 anni. I musulmani non hanno ucciso nessuno l’11 settembre, gli attentatori erano terroristi che dicevano di essere musulmani. Non rappresentano l’Islam.
Secondo un sondaggio, il 68% degli americani sarebbe contro la costruzione della moschea, giudicandola un offesa alle vittime.
Pensare che la presenza di musulmani sia offensivo: questa è la vera offesa. E’ un’offesa per i musulmani americani che sono morti o quelli che fanno parte delle nostre forze dell’ordine e combattono la guerra al terrore in Afghanistan e Iraq. Pensare che la costruzione di un community centre con dentro una moschea possa essere offensivo mostra xenofobia e islamofobia.
Fonte: http://frontierenews.it
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